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Dahmer, il Mostro di Milwaukeetutti gli articoli

20-10-2022

Vincenza Cetrangolo recensisce la serie Netflix "Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer".

La serie Netflix uscita lo scorso 21 settembre "Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer" sta facendo molto parlare di sé nelle ultime settimane. L'immagine del serial killer che uccise 17 persone tra il 1978 e il 1991, è interpretata in maniera impeccabile da Evan Peters, conosciuto soprattutto per l'acclamata serie "American Horror Story". In una recente intervista, l'attore ha parlato di quanto sia stato difficile mettersi nei panni di Dahmer, cercando di immedesimarsi in quella che è la mente di un assassino, nei suoi pensieri più malati e di quanto fosse importante per lui rendere la storia più autentica possibile. Ancora più difficile raccontare la mente di un serial killer, all'apparenza normale, ma che cela un mondo a parte nei suoi pensieri più perversi.

"Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer", la serie Netflix

La serie, composta da 10 episodi di circa un'ora ciascuno, pone l'attenzione su tutti i momenti più significativi di Jeffrey, a partire dalla sua infanzia. Primo tra tutti, il suo rapporto difficile con i genitori: le condizioni poco stabili della madre, l'ambiguo rapporto col padre, al tempo stesso presente e assente, che lo inizia, sin da piccolissimo, alla pratica della tassidermia. È forse proprio da questi momenti che il mostro, così come si legge dal titolo, prende le sue forme più crudeli.

Durante il corso della serie, vediamo un Dahmer all'apparenza posato e calmo in ogni situazione: in uno degli episodi viene presentata la storia di una delle vittime che, dopo essere stata drogata e fatta denudare, riesce a scappare dalla casa di Jeffrey, luogo, come noteremo, di delitti raccapriccianti, e a raggiungere la polizia. In questa situazione l'assassino riesce a rimanere calmo e a spiegare che si tratta di un malinteso, che l'uomo è soltanto ubriaco. Di fronte all'evidente bugia, la polizia non fa altro che credergli e accompagnare il ragazzo nella sua dimora. Importante constatare come la polizia abbia giocato un ruolo fondamentale nella storia, rimanendo sempre in silenzio e ignorando le continue richieste di aiuto di Glenda, la vicina di casa di Jeffrey che inizia a sospettare di lui nel momento in cui sente ripetute urla provenire dall'appartamento e soprattutto un cattivo odore.

Inquietante notare come Jeffrey affermasse con tranquillità che la puzza fosse causata dal mal funzionamento del suo frigo e quindi dalla carne andata a male. Altrettanto evidente la negligenza degli agenti di fronte alle continue lamentele della donna afroamericana.

In uno scenario macabro e agghiacciante, fatto di omicidi e successive pratiche a dir poco spaventose ai corpi dei giovani malcapitati, man mano che andiamo avanti con gli episodi, ci ritroviamo davanti ad una realtà difficile da accettare, che sembra troppo sconvolgente per essere vera.

Lo spettatore si trova a dover affrontare il dolore negli occhi delle vittime e negli occhi dei familiari di questi ultimi che hanno visto scomparire i propri figli senza alcuna spiegazione. A un certo punto, però, il mostro di Milwaukee viene fuori e, insieme a lui, tutta la follia e l'atrocità di una mente umana.

Straziante la testimonianza dei parenti delle vittime, sconvolti e alla vista perduti in una situazione più grande di qualsiasi altra cosa o qualsiasi tipo di giustizia.

Raggiungendo 300 milioni di ore di visualizzazioni, il regista Ryan Murphy è riuscito a catturare, con l'aiuto di un cast eccezionale, l'evoluzione della mente di un assassino, in modo dettagliato, lasciandoci entrare nella vita di tutte le persone coinvolte in questa raccapricciante vicenda che spaventò lo stato del Wisconsin. 

 

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