il nostro blog

Sceneggiare per il cinema e per la televisione: 5 differenzetutti gli articoli

Sceneggiare per il cinema e per la televisione: 5 differenze

27-06-2023

Due esperienze diverse, entrambe appaganti e affascinanti.

Tante le analogie, tante le differenze, partendo dal presupposto che una storia è sempre una storia e che cinema e televisione, quanto a fiction, sono entrambi mezzi espressivi di stampo drammaturgico. Sono, dunque, chiamati a mettere in scena, a raccontare storie che il pubblico deve vedere e ascoltare.

Da un punto di vista narrativo, nello sceneggiare per il cinema e per la televisione a cambiare è la lunghezza del prodotto e la presenza in tv della serialità. Produttivamente, in tv il sistema è molto più articolato e le writer’s room televisive offrono agli scrittori un lavoro più a lungo termine e gestito da un numero ben più elevato di persone.

Due esperienze diverse, entrambe appaganti e affascinanti.

Proviamo a distinguere, attraverso cinque elementi di difformità.

LA TV, UNA BUONA PALESTRA

Una prima differenza tra lo sceneggiatore televisivo e quello cinematografico?

Lo sceneggiatore per la tv si trova a dover lavorare su un’idea che quasi mai è stata pensata da lui, ne deve seguire rispettosamente la struttura, si deve adeguare alla presenza di personaggi prestabiliti, deve adattarsi alle cosiddette linee editoriali (stile del racconto, ritmo, modo d’espressione dei personaggi, etc.) imposte dai produttori per necessità di formato e legate allo specifico televisivo.

In questo senso, la scrittura televisiva è una vera e propria palestra, che non ha un corrispettivo cinematografico. Bisogna lavorare in gruppi di lavoro coordinati da professionisti di provata esperienza, da cui c’è sempre molto da imparare. Inoltre, le limitazioni strutturali imposte dai formati seriali obbligano gli sceneggiatori a conoscere e a rispettare schemi, meccanismi e principi che sono alla base della drammaturgia. Insomma, un po’ di training televisivo servirebbe a qualunque sceneggiatore, prima di affrontare altre esperienze di scrittura.

COME DIVENTARE AUTORE TELEVISIVO

UN LAVORO DI SQUADRA

Non c’è mezzo espressivo che tenga. Scrivere una sceneggiatura è sempre un lavoro di squadra. Certo, ai due, tre elementi che compongono solitamente il team di scrittura di uno script cinematografico fa da contraltare la mole di persone che ruotano attorno alla scrittura televisiva, tra produttori creativi, head writers, sceneggiatori e story editor.

Si imparano un mucchio di cose in un team. A collaborare, a rispettare le scadenze, ad accettare divergenze di opinioni e critiche. Si apprende molto dalla scarsa elasticità delle strutture televisive, ci si impadronisce delle basi della narrazione.

Intorno a un tavolo da lavoro si discute e si ridiscute il progetto dalle prime fasi fino all’ultima. Naturalmente, ogni casa di produzione ha le proprie strategie, ma in tv non sarete mai soli e il vostro lavoro sarà sempre valutato passo passo da un buon numero di professionisti del settore.

SOGGETTI E CONCEPT

Tutto ha inizio da un’idea, sempre.

Ma, ciò che al cinema prende il nome di soggetto, il biglietto da visita per eccellenza di un’idea per un film, in televisione si chiama concept.

Il soggetto risponde alla domanda: “Di cosa parla il film?”. Altrimenti detto: “Perché dovrei produrlo? Cosa avrà mai di così speciale?”.

Un produttore televisivo ha le medesime esigenze. Vuole sapere: “Di cosa parla il progetto seriale?”, “Perché dovrei produrlo? Cosa avrà mai di così speciale?”. Vuole, inoltre, sapere se è in linea con le sue proposte editoriali o con ciò che stanno cercando i suoi committenti, se rientra all’interno di un formato o di un genere di suo interesse, se presenta elementi di originalità.

Si tratta dell’idea di base del progetto seriale (non di un unico episodio), e ciò rende molto diverso un soggetto cinematografico da un concept televisivo.

Un concept deve contenere gli elementi chiave della fiction: i muri portanti dell’edificio e il tema, il formato e il genere, il dove e il quando, i personaggi principali e la situazione drammatica di base. Deve, inoltre, esprimere chiaramente qual è la sostenibilità seriale del progetto, quanto, cioè, è in grado di produrre in termini di ore di programmazione.

SCRIVERE UNA BUONA SCENEGGIATURA: 10 CONSIGLI

LA BIBBIA, L’IMPORTANZA STA NEL SUO NOME

Vi siete mai chiesti come sia possibile che una fiction televisiva sia scritta da un manipolo di sceneggiatori?

Come firme diverse possano scrivere singoli tasselli di un unico progetto, senza tradirne la natura, i personaggi, il plot?

Che siate sceneggiatori freelance, che lavoriate all’interno di una casa di produzione o siate uno story editor poco importa. Quasi certamente vi verrà consegnata una bibbia, ovvero un dossier con tutte le informazioni utili sulla struttura della fiction, dal quale dovrete ricavare i soggetti di puntata o di episodio (all’inizio della vostra carriera più probabilmente anche i soggetti vi verranno consegnati già pronti).

Naturalmente, il cinema non ne ha bisogno, lavorando su singoli segmenti. A meno che… la serie non entri nelle sale, attraverso progetti ambizioni, destinati già in principio a diventare saghe o franchise.

LAVORARE IN SERIE

E qui risiede la più grande differenza. La serialità deve creare affezione e non è stata inventata dalla televisione, né si tratta di un fenomeno recente.

Basti pensare al romanzo a puntate. Esso rappresentava per la borghesia ottocentesca ciò che è per noi la fiction tv. La gente, oggi come allora, viene imbrigliata nella rete e grazie ad un sistema di colpi di scena vuole assolutamente conoscere il seguito.

A questo servono teaser e cliffhanger: sequenze d’apertura tese ed eccezionali che ci catapulta nell’azione e finali che si chiudono con inaspettati colpi di scena che suscitano nello spettatore la voglia di conoscere il seguito.

Il resto ce l’ha spiegato bene Umberto Eco. “La serie risponde al bisogno infantile, ma non per questo morboso, di riudire sempre la stessa storia, di trovarsi consolati dal ritorno dell’identico, superficialmente mascherato.”

A ripetersi sono strutture e personaggi, elementi specifici di ogni singolo racconto. Ci si immerge nell’universo delle fiction e si stabilisce un contatto anche affettivo con schemi formali, ambientazioni e personaggi.

Il risultato è una prevedibilità che un po’ rappresenta un tornare a casa, in un posto sicuro dove sai quel che ti aspetta.

 

DIVENTA SCENEGGIATORE

Galleria immagini