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Tipi di inquadrature cinematografiche: campi e pianitutti gli articoli

Tipi di inquadrature cinematografiche

14-01-2020

Tutto parte dall’inquadratura. Ecco come si compone.

Tutto parte dall’inquadratura: quella immagine colta dall’obiettivo della macchina da presa da ferma, una fotografia in movimento. Essa può essere ripresa da diverse angolazioni (dall’alto, dal basso, obliquamente) ed esprime il punto di vista del regista rispetto alla realtà che intende rappresentare.

L’inquadratura cinematografica si articola in campi (quando prevale lo spazio, quando cioè viene dato rilievo all’ambiente in cui si svolge l’azione) e in piani (quando invece prevale la figura umana).

Diversamente detto:

  • campo di ripresa: la porzione di spazio inquadrato;
  • piano di ripresa: la porzione di figura umana inquadrata.

Non esistono, tuttavia, particolari linee di demarcazione perciò, spesso, questi due elementi si sovrappongono (quando cioè la macchina da presa si avvicina alla figura umana il campo sfuma nel piano). Questi due elementi basilari della scrittura cinematografica si possono elencare con chiarezza e sono frazionabili in undici punti di vista. Nell’ambito dei campi si distinguono:

  • CAMPO LUNGHISSIMO: lo spazio inquadrato dalla camera è vastissimo. Molto utilizzato dal cinema western classico, proprio per valorizzare i grandi spazi naturali, il campo lunghissimo può avere una triplice utilità: illustrare, dare una visione complessiva, isolare la figura umana dall’ambiente per fini espressivi.
  • CAMPO LUNGO: non è dissimile dal precedente ma lo spazio delimitato dalla camera è minore. In questo caso, l’elemento umano assume dei contorni più visibili. Nonostante si tratti ancora di una ripresa in esterni, i personaggi sono più facilmente individuabili rispetto all’ambiente.
  • CAMPO TOTALE o TOTALE: equivale all’incirca ad un campo lungo ma la sua caratteristica è di designare la totalità di un ambiente, sia esso un esterno (una piazza, uno stadio, etc.) o un interno (una stanza, una palestra, etc.).
  • CAMPO SEMI TOTALE: inquadra solo una parte di un ambiente circoscritto.
  • CAMPO MEDIO o MEZZO CAMPO LUNGO: le figure inquadrate sono abbastanza vicine da divenire riconoscibili, ma lo spazio è ancora predominante rispetto alla figura umana.

Avvicinandosi ulteriormente alla figura umana, le inquadrature prendono il nome di piani, passando per una forma intermedia denominata “figura intera”: la figura umana viene inquadrata nella sua interezza. Si tratta della prima inquadratura in cui il personaggio acquista predominanza sull’ambiente.

Nell’ambito dei piani si distinguono:

  • PIANO AMERICANO: il suo margine inferiore taglia i personaggi all’altezza delle ginocchia. La figura umana è ripresa dalle ginocchia in su. È un’inquadratura classica usata nel periodo d’oro del cinema di Hollywood.
  • PIANO MEDIO o MEZZO PRIMO PIANO o MEZZA FIGURA: l’inquadratura si concentra sui personaggi e l’ambiente in cui agiscono perde quasi di significato. Comprende la parte superiore della figura tagliata alla vita (a mezzo busto) ed è solitamente usata quando si vuole far interagire due personaggi in stretta vicinanza e sottolineare la relazione che si sta instaurando tra loro.
  • PRIMO PIANO: la versione più classica di questa inquadratura comprende la testa e le spalle del personaggio. Viene usato per sottolineare la psicologia del personaggio, dà notevole rilievo drammatico all’azione, rileva tensioni e sentimenti dei personaggi.
  • PRIMISSIMO PIANO: l’inquadratura contiene solo il volto del personaggio, di cui viene messa in rilievo l’intensità psicologica, concentrando l’attenzione dello spettatore sui piccoli segnali trasmessi dalle espressioni del viso. Il quadro è riempito dal solo volto dell’attore.
  • DETTAGLIO: l’inquadratura si sofferma su un particolare (il dettaglio di un occhio, di una mano, di due dita che stringono una sigaretta accesa).
    E, per concludere:
  • LA SOGGETTIVA: è una particolare inquadratura che corrisponde al punto di vista del personaggio che è in scena. La camera viene messa all’altezza dei suoi occhi e lo spettatore capisce subito che quello è lo sguardo del personaggio e si identifica nella sua percezione visiva.

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