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Registi famosi italiani nati dopo il 1920: 10 maestri del Novecentotutti gli articoli

Registi famosi nati dopo il 1920

17-11-2020

La nostra top ten dei registi famosi italiani nati dopo il 1920.

Hanno fatto la storia del cinema italiano del Novecento. Sono nati tutti dopo il 1920. Non è stato facile sceglierli, ma si tratta senza dubbio di 10 Maestri.

Questo il nostro elenco dei top ten dei registi famosi nati dopo il 1920.

FEDERICO FELLINI (1920-1993)

Federico Fellini

Federico Fellini non è solo uno tra i nostri più famosi registi, è considerato uno tra i maggiori registi della storia del cinema mondiale.

Onirico, visionario, malinconico, fino a farsi felliniano. Ha realizzato film da Oscar (La strada, Le notti di Cabiria, 8 e ½, Amarcord), ha ricevuto l’Oscar alla Carriera.

A chi gli chiedeva che effetto gli facesse l’aggettivo "felliniano", così spesso usato in America, rispondeva: "Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo. Ne sono lusingato. Cosa intendano gli americani con felliniano posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto". L’ironia e il sogno prima di tutto.

PIER PAOLO PASOLINI (1922-1975)

Il regista Pierpaolo Pasolini

Non solo regista. Artista e intellettuale. Pier Paolo Pasolini è stato il più attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra alla metà degli anni Settanta. Uomo di cultura e portatore di un pensiero-contro, da regista a partire da Accattone, che ambienta nelle borgate romane come aveva fatto nel romanzo Ragazzi di vita.

Il suo interesse per gli emarginati prosegue con Mamma Roma e l’episodio La ricotta. Creatore di una sorta di secondo Neorealismo, Pasolini ha tolto il velo a realtà scomode all’opinione pubblica. La rabbia, Il Vangelo secondo Matteo, Uccellacci e uccellini: ogni sua opera è stata definita controversa, come la sua persona. Perché capace di precorrere i tempi e di dire prima di tutti la verità.

FRANCESCO ROSI (1922-2015)

Francesco Rosi

Il regista dell’impegno civile. Salvatore Giuliano, Lucky Luciano, La sfida, Il caso Mattei, Cadaveri Eccellenti, Tre Fratelli: non c’è opera di Francesco Rosi che non ci abbia obbligato a riflettere.

Tra i suoi meriti, l’aver anticipato la narrazione di una democrazia inquinata dalla corruzione, di un potere che si corrompe quando si mischia con la criminalità. E, ancora, l’aver inventato uno stile narrativo basato sulla ricerca e sull’inchiesta, sull’analisi dei documenti. Il risultato è un cinema dai tratti unici, poetico e politico nel medesimo tempo.

LINA WERTMÜLLER (1928)

Lina Wertmuller

L’unica donna di questo elenco. Perché siamo ancora molto lontani dalla parità di genere anche oggi. La prima donna nella storia ad essere candidata all’Oscar come migliore regista, per il film Pasqualino Settebellezze, ha ricevuto l’Oscar alla Carriera nel 2019. Un caso più unico che raro.

Sessant’anni di carriera cinematografica alle spalle, l’inizio al fianco di Fellini e tanti titoli intramontabili, che Martin Scorsese ha definito un carnevale. Dietro i suoi spessi occhialetti bianchi, Lina Wertmüller ha saputo mettere in scena le tante contraddizioni dell’Italia con sguardo acuto e tagliente, come nessuna donna aveva ancora saputo fare.

SERGIO LEONE (1929-1989)

Registi famosi nati dopo il 1920: Sergio Leone

Il regista che più di tutti ha distrutto il cinema di genere per poi ricrearlo. Punto di riferimento di ogni generazione a venire, Sergio Leone non è stato semplicemente il pioniere del western all’italiana. La sua filmografia conta appena sette film (considerando solo quelli accreditati), ma la sua capacità di muovere la macchina da presa ha condizionato per sempre la storia del cinema, esasperando i tempi delle inquadrature.

Dalla trilogia del dollaro alla trilogia del tempo, passando per il suo ultimo capolavoro (C’era una volta in America), sempre coadiuvato da un suo vecchio compagno di scuola di nome Ennio Morricone.

ANTONIO MARGHERITI (1930-2002)

Antonio Margheriti

Senza Antonio Margheriti (noto anche con lo pseudonimo di Anthony M. Dawson) il cinema italiano non avrebbe probabilmente incontrato la fantascienza. Fantascienza a basso costo, eppure in grado di dare vita ad un genere nostrano.

Citatissimo da Quentin Tarantino, Antonio Margheriti è stato capace di ispirare capolavori a venire (la Stazione V di 2001: Odissea nello spazio si rifà alla stazione spaziale del Ciclo di Gamma Uno). Proprio questa serie, composta da Il pianeta errante, I diafanoidi vengono da Marte, I criminali della galassia e La morte viene dal pianeta Aytin, resta uno dei suoi massimi capolavori. Quattro titoli, girati contemporaneamente nel giro di 12 settimane, sfruttando medesime scenografie e identico cast.

ERMANNO OLMI (1931-2018)

Ermanno Olmi

Spesso accostato dalla critica a Pier Paolo Pasolini per la sua attenzione agli ultimi, Ermanno Olmi inizia la sua carriera avvicinandosi al genere documentario. Privilegia anche nei film di finzione attori non professionisti ed esistenze semplici e a mondo operaio.

L’albero degli zoccoli (Palma d’Oro a Cannes) è considerato il suo capolavoro. Uno sguardo poetico e allo stesso tempo realistico sul mondo contadino, l’ambiente in cui è cresciuto e al quale è maggiormente legato.

DARIO ARGENTO (1940)

Dario Argento

Da Mario Bava e Lucio Fulci a Dario Argento il passo è breve. Il regista di Profondo rosso assorbe la lezione dei maestri dell’horror nostrano.

Ossessionato dai dettagli, dalla fotografia e dalla colonna sonora, Argento ottiene un successo internazionale e l’etichetta di Hitchcock italiano. Il signore dell’horror, il maestro del brivido debutta partecipando alla stesura del soggetto di C’era una volta il West insieme al regista Sergio Leone e a Bernardo Bertolucci. Poi arriva il thriller, infine l’horror e con titoli come Suspiria, Inferno e Phenomena un riconoscimento mondiale.

BERNARDO BERTOLUCCI (1941-2018)

Bernardo Bertolucci

Ultimo tango a Parigi, Novecento e L’ultimo imperatore. Bernardo Bertolucci è un altro di quei registi che non ha bisogno di presentazioni.

I personaggi dei suoi film sono alla deriva, sono sbandati che trovano come unica via d’uscita la trasgressione. E poi sono arrivati i colossal, i premi Oscar e una straordinaria potenza visiva. L’ultimo imperatore guadagna ben 9 premi Oscar, compresi quelli alla miglior regia e al miglior film. Ogni titolo successivo non fa altro che incrementare il suo successo internazionale: Il te nel deserto, Piccolo Buddha, Io ballo da sola, The Dreamers.

GIUSEPPE TORNATORE (1956)

Giuseppe Tornatore

Nuovo cinema paradiso ha rappresentato uno spartiacque per la sua carriera. La pellicola, riscuote successo in tutto il mondo, si aggiudica l’Oscar come miglior film straniero e rappresenta solo l’inizio di una straordinaria collaborazione con Ennio Morricone.  Dopo l’Oscar, Giuseppe Tornatore lavora spesso con cast internazionali.

Gerard Depardieau e Roman Polanski son il valore aggiunto di Una pura formalità, gioiello di regia e scrittura. Tim Roth è il protagonista de La leggenda del pianista sull’oceano. Tornatore non ha mai dimenticato le sue origini, tornando spesso a girare nella sua Sicilia (Malena, Baarìa), ma senza dimenticare la sua passione per il thriller psicologico e il cinema di stampo sociale.

 

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