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L'ex studente della Griffith Vittorio Antonacci al Festival di Torino 2018tutti gli articoli

Vittorio Antonacci al Festival di Torino 2018 con

26-11-2018

Il nostro ex studente del "Corso per diventare regista" Vittorio Antonacci al Festival di Torino 2018 con il documentario “Leap of Faith – Atto di fede”.

Dopo il successo alla più recente Festa del Cinema di Roma, dove il suo cortometraggio, dal titolo “Brodo di carne”, ha vinto il Premiere Film Award nella Sezione Alice nella Città, Vittorio Antonacci, ex studente del Corso per diventare regista presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith, approda in Concorso al Festival del Cinema di Torino con l’atteso documentario “Leap of Faith – Atto di fede”.

Una banda da giro si sposta verso la prossima festa di paese a bordo di un pullman. Vituccia sfoglia rose, mette i petali in freezer e si siede ad aspettare la Madonna. Raffaele lotta contro pedoni e macchine, per difendere il suo san Rocco, e contro il tempo, per preservare il senso popolare della festa religiosa. Sbirciando oltre il sipario delle feste patronali, il mistero del sacro si sbriciola nei preparativi febbrili e gioiosi della gente comune, nei silenzi e nelle chiacchiere che riempiono l’attesa di Dio, della Madonna e dei santi. Questo in sintesi “Atto di fede”, scritto a quattro mani con l’ex studentessa Griffith del Corso di scrittura per il Cinema Daniela Mitta, dai tempi dell’Accademia sceneggiatrice di fiducia di Antonacci, co-sceneggiarice anche del corto vincitore al Festival di Roma.

Risalgono ai tempi della Griffith anche i loro primi successi, dallo splendido corto “L’ultimo incontro” con Edoardo Siravo, al divertente mockumentary “Il buco nell’acqua”, Premio alla Miglior Regia al 48h Film Project.

La proiezione del documentario “Atto di Fede” è prevista nel corso della 36° Edizione del Festival di Torino, che si terrà nel capoluogo piemontese dal 23 novembre al primo dicembre.

"Atto di fede è un ritratto multiforme della religiosità popolare. Al termine del nostro viaggio itinerante al seguito di bandisti e artisti di strada – e dopo essere stati adottati come figli da svariati paesini durante le riprese – siamo giunti alla conclusione che la festa religiosa è una pura celebrazione di umanità. Serve più alle persone che all’Altissimo, per rafforzare i legami sociali e garantire la sopravvivenza della comunità di cui sono parte, grazie a una condivisa e gioiosa sospensione della normalità”.

Segue il simpatico video della campagna per reperire i fondi del progetto.

 

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