il nostro blog
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05-05-2025
Abbiamo incontrato il regista, produttore e distributore cinematografico Constantin Rusu.
Regista, produttore e distributore cinematografico, nato in Moldova e cresciuto a Roma, Constantin Rusu è un ex allievo dell’Accademia di Cinema e Televisione Griffith, dove si è diplomato in Regia. Ha recentemente completato il suo lungometraggio d’esordio, Constantin di Bessarabia, un documentario intimo che esplora le sue radici, la sua identità e il suo senso di appartenenza. Un’opera dal respiro internazionale, co-prodotta dalla sua Tersite Film e da TeleFilm Chișinău. Lo abbiamo incontrato per parlare del suo ultimo lavoro e del suo legame con la nostra Accademia.
Dopo il cortometraggio Corri principe, corri! e il documentario Zaytun – fuori campo, è oggi in fase di distribuzione il tuo lungometraggio d’esordio: Constantin di Bessarabia, un viaggio profondamente personale nel tuo Paese d'origine, la Moldova. Com’è nata l’idea di questo film e cosa ti ha spinto a intraprendere questo percorso, scegliendo proprio la forma del documentario per raccontare una storia così personale?
L'idea di Constantin di Bessarabia nasce da un’inspiegabile esigenza di riconnessione con le mie radici etniche e culturali. In un determinato momento della vita, intorno ai 30 anni e in procinto di sposarmi con la mia compagna d’avventura Vincenza, mi sono accorto di non conoscere quasi nulla del mio Paese natale, la Repubblica di Moldova, e mi sono interrogato sui motivi di tale allontanamento. Iniziai a intervistare dapprima la mia famiglia, poi altre famiglie moldave residenti da tempo in Italia. Nacque così l’idea di realizzare un film che parlasse proprio della diaspora moldava e della dispersione culturale dei suoi cittadini all’estero, con particolare riguardo alle seconde generazioni e a coloro i quali, come me e mio fratello, sono emigrati in tenera età.
Avevo in quel momento un argomento da trattare, ma mancavano i personaggi. Optai per utilizzare me e la mia famiglia come esempio di emigrati perfettamente integrati nel contesto ospitante, e compresi che la cosa migliore da fare sarebbe stata filmare il viaggio in Moldova così com’era, senza manipolarne troppo gli eventi. La ricerca personale si è dunque intrecciata alla ricerca filmica ed è divenuta a sua volta elemento narrativo, come solamente il cinema del reale può fare.
Il film intreccia la tua storia con la storia più ampia della Moldova. Come hai lavorato per bilanciare queste due dimensioni: quella intima e quella storico-politica? Quali sfide hai incontrato nel raccontare una realtà così complessa?
Ottima domanda. Questa è stata senza dubbio una delle sfide più difficili da affrontare. Ero ossessionato dall’idea di fare un film che potesse essere apprezzato sia in Repubblica di Moldova che in Italia e nel resto del mondo, ma trovare un equilibrio del genere quando si parla di un Paese così giovane e con una storia poco conosciuta è un’impresa ardua.
Il fortunato incontro, poi divenuto collaborazione, con TeleFilm Chișinău, e in particolare con Mircea Surdu – regista, giornalista, conduttore televisivo e personalità di spicco nella scena culturale moldava – è stato fondamentale a tale riguardo. Insieme a loro è nata l’idea di utilizzare materiali d’archivio della Repubblica di Moldova, ambientati quasi esclusivamente nell’aula del Parlamento, e alternarli ai videoricordi della mia famiglia girati in quegli stessi anni.
Quest’alternanza ha permesso di affrontare, senza appesantire né interrompere la narrazione, la questione storica e politica moldava, mostrando a un pubblico internazionale le vicissitudini del Paese e proponendo al pubblico moldavo gli archivi sotto una nuova prospettiva.
Constantin di Bessarabia colpisce anche per la scelta di utilizzare diversi formati (2K, DV, VHS, Super8). Cosa ha guidato questa tua scelta estetica e narrativa?
La scelta del multiformato fa parte di una ricerca visiva e narrativa intrapresa insieme a Tomas Rigoni, autore della fotografia in tutti i progetti che ho finora realizzato. In questo particolare caso, gli archivi storici e familiari in VHS indirizzano autonomamente verso il multiformato. Inoltre, la narrazione, fatta di continui richiami a un passato lontano di cui il protagonista non ha quasi ricordi, ci ha portati alla scelta del Super8, largamente utilizzato per filmati familiari e amatoriali in passato. Scene pressoché astratte, che rappresentano brevi frammenti di quegli istanti svaniti per sempre dalla memoria, si alternano al digitale, ossia al presente che segue il viaggio del protagonista alla ricerca di sé stesso.
Facciamo un passo indietro. Era il 2018 quando studiavi regia sui banchi della Griffith. Cosa conservi di quel periodo? E come l’esperienza in Accademia ha influenzato il tuo percorso e il tuo modo di fare cinema?
Dell’anno di studi presso l’Accademia Griffith conservo tanta voglia di investire su me stesso, di spendere energie e risorse in nuovi progetti, prendere la videocamera e girare, senza fronzoli, paure e senza dover attendere che qualcuno mi chiami per lavorare. Credo sia uno degli insegnamenti più importanti dell’Accademia, grazie soprattutto al suo approccio molto pratico e pragmatico verso la settima arte.
L'Accademia è spesso un luogo dove nascono legami importanti, professionali ma anche umani. Anche per te è stato così?
Considerato che in Accademia ho conosciuto Vincenza Passarelli, mia attuale moglie, socia e compagna di mille avventure (e disgrazie), nonché Tomas Rigoni, autore della fotografia in tutti i progetti che ho realizzato finora, direi proprio di sì!
Guardando al futuro, quali saranno i prossimi passi per Constantin di Bessarabia? Hai già nuovi progetti in cantiere?
Constantin di Bessarabia ha appena iniziato il suo percorso di distribuzione festivaliera, per ora molto positivo, e ha goduto di una bellissima anteprima al MAXXI di Roma. Sono previste nei prossimi mesi alcune proiezioni, sempre in ambito festivaliero, in bellissime sale cinematografiche della nostra penisola. A fine percorso festival verrà sicuramente trasmesso sull’emittente Moldova 1, che ne ha già opzionato i diritti per la Repubblica di Moldova. In Italia, chissà, è tutto ancora da scoprire. Attualmente ho iniziato a muovere i primi passi per un nuovo progetto, sempre documentario, questa volta ambientato nelle periferie capitoline, ma è ancora troppo presto per parlarne approfonditamente.
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