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L'antefatto in apertura: come liquidare il flashback (e il flashforward)tutti gli articoli

Antefatto nei film

18-06-2020

Ogni situazione nella quale troviamo i protagonisti di un film deriva da eventi accaduti nel passato.

Retroterra, background, passato, antefatto, backstory…

Ogni situazione nella quale troviamo i protagonisti di un film o di una “serie” deriva da decisioni ed eventi accaduti nel passato. Insomma, tutto ciò che è avvenuto prima dell’inizio della storia influenza pesantemente il modo in cui il nostro personaggio agirà nel futuro.

Un difetto presente in molte sceneggiature è proprio l’eccesso di retroterra dei personaggi, spesso comunicato grazie a dialoghi esplicativi, flashback o voci fuori campo. Bisogna, infatti, ricordare che il dramma è nel presente ed è ad esso che il pubblico è interessato.

Sarà per questa ragione che molti esordi si situano in un tempo trascorso, raccontando un fatto che precede “l’adesso” dell’intreccio. Un antefatto, ovvero un avvenimento (o insieme di avvenimenti) accaduto prima di un altro. Una strategia avvincente per “liquidare” il passato in un colpo solo.

 

Sabrina (1954) di Billy Wilder

Sceneggiatura: Billy Wilder, Samuel Taylor e Ernest Lehman

Sabrina (Audrey Hepburn) è solo una ragazzina, ma il suo cuore batte già per Dave (William Holden). Con l’ausilio di una voce narrante che racconta i fatti in terza persona, la donna ci informa sugli avvenimenti che l’hanno spinta a trasferirsi a Parigi, per poi tornare sulla scena più matura e più bella che mai.

C’era una volta a Long Island, a una trentina di miglia da New York, una grande tenuta, dove viveva una graziosa fanciulla…

L’antefatto è raccontato come se si trattasse di una fiaba. Sarà alla fine di esso che il tono del film garantirà alle immagini di diventare nel loro insieme una concreta e moderna commedia sentimentale.

 

X-Men (2000) di Bryan Singer

Sceneggiatura: David Hayter, Joss Whedon, Ed Solomon e Christopher McQuarrie

Polonia, 1944. Scarpe fradice si fanno strada tra fango e pioggia. Una folla avanza lentamente. Una serie numerica tatuata sulle braccia, una stella di David gialla al petto, soldati… È la deportazione, ma non ci avevano promesso un film di fantascienza? Ancora un attimo, e sarà tutto chiaro. Un bambino, a cui sono stati appena sottratti i genitori, possiede dei superpoteri… Dissolvenza.

Una didascalia ci avvisa che ora siamo in un futuro non molto lontano.

Scopriremo, strada facendo, che quel bambino è il cattivo di turno, Magneto (Ian McKellen), colui che vorrebbe sterminare la razza umana. Difficile però non comprenderlo, né amarlo: l’antefatto del film gli ha dato delle ottime motivazioni.

 

Mistic River (2000) di Clint Eastwood

Sceneggiatura: Brian Helgeland

Jimmy, Sean e Dave per sempre. I tre amici sono dei ragazzini quando su di loro piomba l’orrore. Dave viene misteriosamente rapito. Con un montaggio dal ritmo sincopato, capiamo che è tenuto in prigionia…

Un antefatto che non solo tratteggia gli aspetti più evidenti dei protagonisti (interpretati da Sean Penn, Kevin Bacon e Tim Robbins), ma che fa tendere l’ago della bilancia sui temi stessi del film: l’amicizia, l’innocenza perduta, il peso del passato sul presente.

 

Il Signore degli anelli (2001) di Peter Jackson

Sceneggiatura: Philippa Boyens, Frances Walsh e Peter Jackson

Tutto ebbe inizio con la forgiatura dei Grandi Anelli… Senza voler entrare nell’ambito delle voci narranti che caratterizzano un numero altissimo di esordi, l’antefatto del film di Jackson ne utilizza una che lo accompagna dall’inizio alla fine. A raccontarci il retroterra della storia è Galadriel (interpretata sullo schermo da Cate Blanchett), che in circa sette minuti - complici le immagini - riassume una buona parte del capolavoro di Tolkien, per darci le coordinate dell’avventura a cui assisteremo.

 

Antefatto, però, è un termine ambivalente. Esso può indicare anche l’insieme delle vicende che precedono l’inizio di una narrazione. Una sfumatura non da poco che, noncurante dell’ordine cronologico, definisce antefatto ciò che sta prima dell’inizio della rappresentazione vera e propria, sia esso ambientato nel passato, sia esso collocato nel futuro delle vicende narrate dal film (flashforward).

Ciò impone un’ulteriore distinzione, giocata su due termini di matrice genettiana. Gérarg Genette, nell’ambito della narratologia letteraria, ricorre alla definizione di analessi (inserimento di fatti, eventi e simili anteriori al tempo della narrazione) e di prolessi (anticipazione di un episodio futuro).

 

La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder

Sceneggiatura: Billy Wilder, Raymond Chandler

La fine all’inizio, secondo una pratica che ormai il cinema ha fatto propria, rendendoci manifesti i finali.

Los Angeles, 16 luglio 1938. Il film inizia con una confessione…

A confessarsi, registrando le proprie parole su un magnetofono, è Walter Neff (Fred MacMurray), un uomo ferito che deve averne passate di tutti i colori. Il film racconterà la sua storia. Alcune cose sono però già messe in chiaro: il protagonista ha un omicidio sulla coscienza, ha ucciso per denaro e per una donna, e non ha ottenuto né l’uno né l’altra…

 

L’invasione degli Ultracorpi (1956) di Don Siegel

Sceneggiatura: Daniel Mainwaring e Richard Collins

Il suono di una sirena accompagna l’immagine di una strada lucida, forse perché bagnata, su cui si riflettono proiezioni luminose di alcune finestre e dei fari di una macchina della polizia che sopraggiunge sul luogo dell’azione. Si tratta di un ospedale, all’interno del quale riecheggia la voce furibonda di Miles Bennel (Kevin McCarthy). Le sue parole anticipano avvenimenti non molto rassicuranti: Lasciatemi sin che siamo in tempo!… No. Non sono pazzo!….Datemi retta prima che sia troppo tardi!

Una dissolvenza incrociata dà inizio a un lungo flashback mediante il quale è costruita l’intera pellicola, flashback che narra gli avvenimenti che hanno trascinato all’ospedale il dottor Bennel.

 

Il tocco del male (1998) di Gregory Hoblit

Sceneggiatura: Nicolas Kazan e Elon Dershowitz

Il procedimento è sempre lo stesso. Un finale, a cui manca ancora la coda, precede l’intero film. In questo thriller soprannaturale, l’antefatto è un classico teaser, in cui la voce narrante (rivolgendosi direttamente al pubblico) aggancia l’esordio vero e proprio del film riflettendo sui meccanismi drammatici che lo sottendono. Come? Con le seguenti parole: C’è stata una volta in cui stavo per scomparire in questa valle di lacrime. Non avrei mai pensato che potesse succedermi, non a questa età. Battuto, superato in astuzia. Come ho fatto a finire in questo guaio? Com’è successo? No, no, no, se dovessi raccontare tutto dall’inizio non finirei più. Perciò comincerò da un altro punto, da qualche parte, da un punto qualsiasi….

 

Pulp Fiction (1994) di Quentin Tarantino

Sceneggiatura: Quentin Tarantino

Sin qui abbiamo visto antefatti che sembrano tali. Dichiarati. E allora questo cos’è? Una tavola calda. Una coppia di piccoli delinquenti (Tim Roth e Amanda Plummer) discutono in modo confidenziale e quotidiano del loro lavoro. Si chiedono se sia più rischioso rapinare un negozio, una banca o un ristorante. Si scambiano un bacio, mettono una pistola sul tavolo, e si mettono all’opera…

Titoli di testa e un attimo di disorientamento.

È cambiata musica, non siamo più nello stesso ambiente, non ci sono più gli stessi personaggi. Quelli dell’antefatto che precede l’esordio vero e proprio del film li ritroveremo solo nel finale. Solo allora avremo le idee chiare sull’ordine cronologico degli avvenimenti.

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