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Il teaser nel cinema: una partenza da capogiro. Cinque inizi esemplaritutti gli articoli

Il teaser: una partenza da capogiro. 5 inizi esemplari

01-05-2024

Un brivido lungo la spina dorsale dall’indubbia efficacia. Come funziona il teaser nel cinema?

Una sequenza d’apertura autoconclusa, tesa ed eccezionale, della durata di circa cinque minuti, che serve a spettacolarizzare il momento informativo: questo è a grandi spanne il teaser, espressione che viene dalla pubblicità e che sta ad indicare qualcosa di stuzzicante.

Tanti nomi, un’unica soluzione. Questo particolare e diffusissimo esordio prende anche il nome di hook, letteralmente uncino, qualcosa che aggancia e non molla la presa, ma anche di hareng saur o red herring (aringa affumicata o aringa rossa), un’esca saporita che predispone favorevolmente lo spettatore.

Una scarica di adrenalina, un brivido che percorre la spina dorsale dall’indubbia efficacia, che è diventato quasi una costante nel cinema action-adventure.

L’origine è televisiva, lì la minaccia del telecomando impose sin dagli albori della serialità sequenze d’apertura mozzafiato, destinate a garantire un immediato interesse per l’episodio di turno. Il personaggio è già in azione, alle prese con una situazione critica in cui è costretto a decidere e ad agire (e quindi a rivelarsi).

A volte connesso all’intreccio, talvolta scollegato dal resto del plot, nel primo caso il teaser semina elementi che si riveleranno necessari, nel secondo indica una falsa traccia, uno spunto pretestuoso, irrilevante nel risultato complessivo ma strumentale per innescare una catena di eventi spettacolari.

Essendo collocato all’inizio del film (in molti casi addirittura prima dei titoli di testa), il teaser ha la funzione di stabilirne anche il tono drammatico dominante. Si stringe un patto con lo spettatore che si aspetta che l’intera pellicola possieda lo spirito del suo travolgente incipit. Nella sua drammaticità, nella sua spettacolarità, nella sua comicità, si rintracciano le coordinate di ciò che seguirà, si producono nel pubblico attese che il più delle volte non vengono deluse.

Scopriamo questo sorprendente incipit attraverso 5 esempi.

Arma Letale (Lethal Weapon, 1987) di Richard Donner

Ecco un teaser che può permettersi di essere subito evento scatenante. Una sequenza notturna: un attico, una donna seminuda abbandonata su un divano, un po’ di alcool e un po’ di droga. Raggiunto il balcone, la donna sale sul parapetto, spalanca le braccia e si tuffa nel vuoto.

Un esordio denso di tensione, incentrato su un personaggio secondario che scopriremo di lì a poco essere direttamente collegato con uno dei protagonisti, il sergente di polizia Roger (Danny Glover). Il fatto che si tratti della figlia di un suo vecchio e carissimo amico gli darà una spinta in più per indagare, innescando la detection.

Ma siccome al centro della storia non c’è un solo personaggio ma una coppia, l’esordio sdoppia il teaser, proponendone un altro interamente dedicato all’introduzione di Ritt (Mel Gibson). Un’operazione antidroga che mette in luce il carattere del secondo poliziotto, inevitabile contraltare del primo.

Una pallottola spuntata (The Naked Gun: From the Files of Police Squad!, 1988) di David Zucker

Lo mette in chiaro la prima “riga”, qui si ride. Lo spirito del film è già l’anima del teaser. Niente è ciò che sembra e sotto un vestito di “seriosità” si cela una comicità pura e demenziale.

Beirut. Una panoramica dall’alto ci mostra una città in guerra. L’America è satana per un nutrito gruppo di leader mondiali radunati intorno ad un tavolo; vorrebbero organizzare un attentato terroristico contro gli Stati Uniti. Tra loro, travestito da cameriere, c’è anche il protagonista, Frank Drebin (Lesly Nielsen), un poliziotto onesto e capace ma anche di una cretineria al di sopra della media.

L’uncino è completamente sconnesso dal resto del film, il plot parlerà d’altro, ma protagonista e tono non potevano essere meglio introdotti.

Quei bravi ragazzi (1990) di Martin Scorsese

Una sequenza d’apertura che è entrata nella storia.

New York, 1970. Seduti in macchina, Henry Hill (Ray Liotta), Jimmy Conway (Robert De Niro) e Tommy DeVito (Joe Pesci) sentono un rumore nel bagagliaio: a quanto pare non sono riusciti ad uccidere l’uomo che hanno imprigionato lì dentro.

Hill apre solo il portabagagli, Tommy lo accoltella, Conway gli dà il colpo di grazia con la pistola. Sul primo piano del volto di Liotta una battuta introduttiva divenuta leggendaria: che dice “Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster”. Stacco su nero e via.

Introduzione dei personaggi principali, del mood del film (la scena è iper violenta) e del tema, perché quella che abbiamo visto è la normalità dei protagonisti.

Bastardi senza gloria (Inglourious Basterds, 2009) di Quentin Tarantino

Una prima scena difficile da dimenticare.

Venti minuti nel 1941 nella fattoria del francese Perrier LaPadite (Denis Ménochet). Quando arriva l’ufficiale delle SS Hans “Il Cacciatore di Ebrei” Landa (Christoph Waltz) le cose si mettono male per la famiglia ebrea Dreyfus. Landa sospetta che LaPadite li stia nascondendo, ma la loro conversazione verte su altro. Alla fine LaPadite confessa, i Dreyfuss sono nascosti sotto le assi del pavimento e il nazista fa una strage.

Alcuni attori, una fattoria e una sequela di chiacchiere. Eppure la scena è memorabile, alimenta dall’inizio alla fine una tensione straziante e preannuncia alla perfezione ciò che sta per venire.

Spectre (Id., 2015) di Sam Mendes

Uno per tutti. Perché alla saga di 007 il teaser deve davvero molto.

Fin dagli esordi, James Bond ha fatto scuola quanto a uncini cinematografici, pronti a divenire un meccanismo filmico standardizzato proprio nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta.

Nel 2015, Sam Mendes porta 007 (Daniel Craig) a Città del Messico durante il Giorno dei Morti. L’operazione in cui è impegnato è segretissima: deve tentare di rintracciare un terrorista che sta pianificando un attentato. Il risultato è un piano sequenza elettrizzante in cui la macchina da presa non smette un attimo di seguire Bond attraverso la festa, all’interno di un hotel, su un balcone da cui la spia tenta di mirare il suo obiettivo, per poi culminare in un inseguimento terra/aria, a piedi e infine in elicottero.

Ogni altra scena di “Spectre” impallidisce al confronto e il film anche per questo non è certo il migliore della serie.

 

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