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Le 5 migliori serie tv italiane del XXI secolo

03-07-2022

La nostra serialità talvolta è in grado di fare il giro del mondo.

Questo secolo è stato contraddistinto da grandi trasformazioni, anche per quanto riguarda la serialità televisiva, anche per quanto concerne quella italiana.

La tv generalista, Rai in testa, continua la sua corsa, ma sono entrate con forza anche le produzioni Sky, per non parlare dell’effetto streaming, Netflix e Amazon in testa.

Sempre più industriale, sempre più internazionale, la nostra serialità talvolta è in grado di fare il giro del mondo, rendendosi complessa come i suoi personaggi. Maturando nel linguaggio e nello stile, facendosi sempre più cinematografica.

Queste per noi le 5 migliori serie tv italiane del XXI secolo.

IL COMMISSARIO MONTALBANO

Le 5 migliori serie tv italiane del XXI secolo

Prodotta dal 1999, trasmessa dalla RAI, la serie tratta dai romanzi di Andrea Camilleri racconta le vicende di Salvo Montalbano, commissario di polizia nell'immaginaria cittadina siciliana di Vigata, in ogni episodio alle prese con crimini di mafia, omicidi e rapimenti, e i più svariati casi di malaffare della località siciliana.

Acclamata da pubblico e critica, lodata per il fascino delle ambientazioni, la scrittura delle storie raccontate e il carisma dei personaggi, su tutti Salvo Montalbano (uno strepitoso Luca Zingaretti).

Le avventure del commissario di provincia nato dalla penna di Andrea Camilleri sono state raccontate attraverso una serie di film tv, realizzati in tempi diversi e mandati in onda uno alla volta (salvo poi essere stati riproposti tutti assieme). Si tratta di film per la televisione autonomi. Ognuno racconta un caso differente, che alla fine del film trova una soluzione.

37 episodi, che hanno quasi sempre ottenuto gli ascolti più alti della prima serata televisiva italiana, per un totale di 15 stagioni trasmesse dall’Australia all’Argentina, dal Regno Unito agli Stati Uniti d’America.

ROMANZO CRIMINALE – LA SERIE

Romanzo Criminale, la serie tv

Ecco la serie che ha cambiato il nostro modo di concepire la serialità televisiva.

Prima di “Romanzo criminale – La serie” le nostre fiction erano un’altra cosa.

La serie creata da Stefano Sollima su soggetto dell’omonimo libro di Giancarlo De Cataldo ha fatto da battistrada a serie come “Gomorra” e “Suburra”, ma anche a prodotti internazionali come “Narcos” e “Peaky Blinders”.

Show in due stagioni, “Romanzo criminale” ha messo al centro delle vicende un manipolo di antieroi, avviando un trend davvero fruttuoso.

Andato in onda, in prima visione, su Sky Cinema 1 dal 2008 al 2010, ha raccontato le vicende, tutt’altro che positive, della Banda della Magliana, nota organizzazione criminale romana in attività nella seconda metà degli anni ’70. Tra i protagonisti, oltre ai celebri leader del gruppo come Il Libanese, Il Dandi e Il Freddo, troviamo anche un poliziotto, Nicola Scialoja, che sarà chiamato ad indagare sui crimini perpetrati dai criminali, che riusciranno, per alcuni anni, a tenere sotto scacco la Capitale e non solo.

Attori oltremisura, anche se alcuni ad inizio carriera, come Francesco Montanari, Alessandro Roja e Vinicio Marchioni. Come dimenticare Il Terribile Marco Giallini e una perfetta ricostruzione d’epoca, perfettamente coerente con il periodo di riferimento.

Il lato più o meno umano della malavita ha fatto breccia su milioni di spettatori in tutto il mondo, tracciando una linea di confine tra il prima e il dopo “Romanzo criminale”.

BORIS

Boris, la serie. L'attività dietro le quinte di un film

La miglior sitcom italiana di tutti i tempi, questo è certo, evoluta nella forma e nel contenuto.

Meta-televisiva (perché capace di portare in scena il dietro le quinte di un set televisivo nel quale si sta girando una fittizia fiction italiana), citazionista, iconica.

Più che una serie, una fuoriserie. “Boris” ha descritto con sarcasmo pungente i dietro le quinte del sistema televisivo italiano, trasformandoli in metafora di un intero sistema.

Dopo “Boris” la vita di molti non è stata più la stessa. Il tasto F4 del computer è diventato sinonimo di basito, smarmella di direzione della fotografia, cagna maledetta di un’attrice davvero incapace. E dai dai dai l’incitazione più usata del secolo.

Tra un tormentone e l’altro, “Boris” ci ha fatto morire dalle risate dal 2007 al 2010, raccontando le disavventure del regista Renè Ferretti (Francesco Pannofino), che sogna il cinema d’autore mentre dirige la soap opera peggiore della storia.

Tanti comprimari, tutti personaggi memorabili. Da Stanis La Rochelle a Corinna, Italo, Duccio e Biascica.

Tantissimi i camei, come quelli di Corrado Guzzanti e di Paolo Sorrentino, scambiato continuamente per Matteo Garrone.

Dopo un film altrettanto sorprendente, siamo qui in attesa della quarta stagione, che sarà l’ennesimo trionfo di scrittura, recitazione e satira. Ne siamo certi.

GOMORRA – LA SERIE

Gomorra

Ancora grazie a Sky la tv italiana ha saputo svecchiarsi e “Gomorra – La serie” ha fatto letteralmente il giro del mondo, conquistando mente e cuore di un pubblico a dir poco internazionale.

Dal libro di Roberto Saviano, dall’omonimo film di Matteo Garrone, “Gomorra”, con le sue 5 stagioni, racconta la camorra in tutte le sue sfaccettature, anche quelle che non ti aspetti.

In primo piano, sviluppa la storia della famiglia Savastano, la famiglia camorristica più potente di Napoli, mettendo al centro i personaggi. Dall’Immortale Ciro, affiliato al clan al capoclan Don Pietro Savastano, da suo figlio Jenny, simbolo di una camorra rinnovata al capoclan della famiglia avversaria Salvatore Conte, un concentrato di luoghi comuni non tanto lontani dalla realtà.

Sparatorie, esplosioni, uccisioni selvagge. Lo show non ha mezze misure, né tantomeno la fascinazione del male, con personaggi quasi omerici.

Napoli in notturna è una meraviglia, lo sono le Vele di Scampia, lo è Fuorigrotta. Merito della regia di Stefano Sollima, supportato da Francesca Comencini e Claudio Cupellini.

Serie eccezionale e successo internazionale.

STRAPPARE LUNGO I BORDI

Serie TV di Zerocalcare

Sei brevi episodi e una durata complessiva di circa 90 minuti.

Difficile mettere etichette a questa serie Netflix, quasi un flusso di coscienza, vicenda personale che è racconto di tutta una generazione.

La serie animata dal fumettista romano Zerocalcare mette al centro un viaggio, quello di Zero, avatar dell’artista, e dei suoi amici Sarah e Secco, destinazione Biella.

Occasione per riflettere sulla propria identità e per evolversi. La strada per colpire durissimo. Perché i pregi e i difetti dei personaggi sono quelli di tutti noi, perché l’individuale ci mette un attimo a farsi universale.

Una riflessione sulla vita e su come veniamo indirizzati a viverla, su quanto sia difficile trovare il proprio posto nel mondo, sul nostro comune senso di inadeguatezza.

Ritmo al fulmicotone e un concentrato di umorismo, come nel fumetto di partenza, con la preziosa aggiunta di una bellissima colonna sonora

Un’altalena di emozioni che spaziano dalla risata al pianto, dalla commozione alla malinconia.

“Strappare lungo i bordi” è un consiglio che vale la pena accettare al volo. Perché tutti noi viviamo la nostra vita come se ci fossero delle semplici istruzioni da seguire. Una linea tratteggiata che ci indica la via dalla quale pare impossibile allontanarsi.

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