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"L'Unione falla forse" sbarca a Roma. Intervista al regista Fabio Lelitutti gli articoli

Fabio Leli regista pugliese

13-06-2019

"L'Unione falla forse" sbarca anche nella capitale. Intervista al regista Fabio Leli.

Dopo aver fatto il giro del mondo, “L'unione falla forse” del regista pugliese Fabio Leli ha iniziato un intenso tour nelle principali città italiane. A Roma verrà proiettato il prossimo 20 giugno al Cinema Farnese, alla presenza del regista e sceneggiatore formatosi presso l'Accademia di Cinema e Televisione Griffith.

Il suo secondo documentario (dopo il pluripremiato “Vivere alla grande”) racconta il dilagante e agghiacciante fenomeno dell'omofobia in modo assolutamente originale, sfruttando una graffiante satira, lasciando parlare a ruota libera conosciuti esponenti di movimenti contrari alle famiglie Arcobaleno e entrando nella vita di alcune di esse.

Ecco qui il trailer ufficiale del film-documentario "L'Unione falla forse":



Un'opera attualissima, purtroppo, concepita in tempi non sospetti. Cominciamo da qui, dall'idea, chiedendo al suo autore com'è nata.

L'idea mi è venuta circa tre anni fa, durante la discussione della legge sulle unioni civili. L'argomento mi interessava a livello politico e, attraverso le mie ricerche, ho scoperto l'esistenza di movimenti come il Movimento per la Vita – ProLife e il Pro Family. Devo dire che mi hanno appassionato a livello drammaturgico e spaventato a livello sociale.

Nel tuo documentario ci sono molte interviste. A parlare sono noti esponenti anti-LGBT, come Mario Adinolfi, Gianfranco Amati, Silvana de Mari e Massimo Gandolfin, per citarne alcuni. Come li hai avvicinati?

Il successo del film precedente mi ha aiutato. “Vivere alla grande” era incentrato sulle devastanti conseguenze del gioco d'azzardo ed era piaciuto anche al mondo cattolico. Tieni presente che, prima di incontrarli, ho partecipato a tantissimi eventi e ho raccolto moltissimo materiale. Quindi, al momento delle interviste ero davvero preparato. Sapevano che il film era incentrato sulle unioni civili e si sono dimostrati estremamente disponibili. Diciamo che, invece di polemizzare, ho provato ad avvalorare le loro dichiarazioni per far uscire il peggio. Credo di esserci riuscito.

“Una risata intelligente contro l'omofobia” - ha titolato l'Espresso. Si ride, ma si ride storto. La risata amara è tipica della satira. E' così?

La satira è stata una scelta naturale, non c'era alternativa di fronte a certe esternazioni. O la pensi come le persone che ho intervistato o ascoltandoli ti viene da ridere. La satira ti attiva il cervello, ti aiuta a ragionare. È uno straordinario strumento per veicolare temi.

Il tuo lavoro alterna le dichiarazioni di personaggi vicini alle associazioni cattoliche e ai partiti della destra populista, convinti ancora che il modello della famiglia tradizionale sia l'unico possibile, alla quotidianità di due famiglie Arcobaleno. Sei letteralmente entrato nelle loro case, nelle loro esistenze, e hai scelto il colore per metterle in scena. Ci racconti com'è andata?

Il tema andava affrontato da più punti di vista, perciò ho pensato di coinvolgere alcune famiglie Arcobaleno. Mi ha aiutato nella mia ricerca l'Associazione Famiglie Arcobaleno, all'interno della quale ho incontrato persone incredibili. Alla fine, hanno deciso di partecipare al progetto due papà di Bari, la mia città, e due mamme siciliane. Claudio e Daniele, con i loro figli Cecilia e Pietro, Daniela e Celesta, con la figlia Vittoria, mi hanno permesso con fiducia di entrare nelle loro vite. A questa parte del documentario non servivano parole, ho deciso di non interagire con loro. Li osservo con la mia macchina da presa e questo basta. E' vero, ho scelto il colore, per contrapporlo al virato seppia delle interviste.

Hai già partecipato a molti festival internazionali, ottenuto importanti riconoscimenti. A Torino, al Lovers Film Festival, hai vinto il Premio La Stampa, e in India, all'Out and Loud Festival, sei stato premiato con il Best Indian Premiere...

Pensa che in India hanno depenalizzato il reato di omosessualità solo l'anno scorso. C'è stato il primo Pride e solo in questa edizione, la terza, il festival ha potuto esporsi. E' stata un'esperienza pazzesca.

Pregiudizi anche da noi ci sono sempre stati. La sensazione però è che oggi ci sia meno pudore e che la gente si senta più legittimata a manifestare la propria intolleranza. E' una domanda un po' retorica, ma che cosa sta succedendo?

L'omofobia è esplosa, la politica ha la sua parte. I movimenti ProLife sono cresciuti, si sentono più forti, protetti, grazie all'exploit dei partiti di destra che li hanno accolti nelle loro fila. Il ministro della Famiglia Fontana e il senatore Pillon, membri del Family Day, sono solo un esempio. Tutti i giorni vengono organizzati eventi in cui si tratta l'omosessualità come un problema. E vi partecipano anche molti giovani...

Cosa li attrae?

Penso che siano deboli, privi di un background e molto influenzabili a livello emotivo. I messaggi sono orribili, volgari, ma esposti in modo tale da colpire l'emotività. I simboli religiosi fanno parte del pacchetto. Amato, ad esempio, è il Salvini del Gender.

Una sorta di fondamentalismo religioso?

La religione dovrebbe essere un'esperienza intima, quella è invece propaganda, tant'è che non hanno l'appoggio del Vaticano, del Papa. Sono estremisti, fondamentalisti, certo.

A Roma presenterai il film il 20 giugno al Cinema Farnese. Le prossime tappe?

Saremo a Cagliari il 26 giugno alla Cineteca Sarda. Poi, ad Asti il 28 al Cinema Pastrone. Catania ci ospiterà il 4 luglio. E dopo la pausa estiva il viaggio de “L'unione falla forse” continuerà, città dopo città, sala dopo sala.

Ci vedremo sicuramente a Roma. Ma prima di salutarci, parliamo del titolo?

Mi piaceva l'assonanza con “l'unione fa la forza”, ma in molti hanno cercato ulteriori significati. C'è chi ha letto quel “forse” come mancanza di sicurezza, perché non siamo al sicuro. Altri ci hanno visto un messaggio ad unirsi, fare squadra. Lo spero davvero.

L'Unione falla forse

Fabio Leli sarà ospite (incontro aperto a tutti) alle 11.30 il 20 giugno alla Griffith (via Matera 3).  La sera il suo film sarà proiettato al Cinema Farnese alle ore 21.00.

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